BREVE GVIDA della ANTICA e NOBILE TERRA di ALBANELLA -SA

ALBANELLA… INTRA MOENIA

Cippo alle Origini di Albanella (XX sec.)              (Incrocio Via Roma con via Sigliaturi)

Eretto nell’anno 1995 per volontà dell’amministrazione comunale di Albanella a memoria della fondazione di Albanella, che la tradizione storica settecentesca vuole sia avvenuta l’anno del Signore 931, quando celebrandosi la festa di San Marco Apostolo, assaliti dai saraceni, alcuni abitanti di Paestum, furono costretti a fuggire e risalendo le colline retrostanti diedero origine al paese, che prese il nome, osa   qualche storico locale, dal nome delle due sorelle « Alba e Nella » che l’avrebbero fondato ….forse è troppo ma piace agli albanellesi questa antica leggenda che tramandatadi padre in figlio ancora dura. Il cippo che negli anni è andatao arrichendosi di altre « testimonianze » della storia di Albanella è realizzato in pietra locale e notevoli risultano le dimensioni  del « cippo » che reca scolpito da un artigiano di Albanella, a conferma della sua origine pestana,un passo dello storico aquarese Lucido di Stefano chenell’anno 178,scrivendo delle origini di Albanella così recitava:“dalla destruzione di Pesto ne sorse la Terra di Albanella … fu edificata in distanza di sopra a quattro miglia dal Fiume Selo… colla veduta della Città di Salerno, di Eboli, della Vecchia città di Capaccio, della Costiera di Amalfi, e del­l’Isola di Capri…!                               

Croce delle Missioni dei Padri Passionisti                           (XX sec.) ( Incrocio Via Roma con via Sigliaturi)

A fianco del cippo ancora una bianca pietra locale recante la memore scritta costantiniana “In hoc signo vinces” annuncia un’altragrossa pietrasu cui troneggia solenne e solitaria una grande croce di ferroche incrociata da due lance: una insanguinata e l’altra portante in cima una spugna, ricorda la passione di Cristo. La croce, come avvisa l’anno ed il nome del parroco Don Pasquale Speranzascolpito sulla base della pietra, fu eretta nell’anno 1907 ! (meglio il 1927 e poi il 1943 come ben ricorda la seconda croce di ferro posta a lato del sagrato della Santuario di Santa Sofia!) )a ricordo delle “Santissime Missioni ”dei Padri Passionisti che le lontane istanze del Con­cilio di Trento (1545-63) avevano richiamato per l’enciclica “Pascendi Dominici Gregis” di papa Pio X.  L’enciclicaemanata per sollecitare una nuova,ecumenica evangelizzazione diun “gregge” che sembravasempre di più allontanarsi dalla grande madre chiesa cattolica fu anche l’occasioneper condannare la nuova e molto più pericolosa corrente di pensiero del “Modernismo” definita la “Sintesi di tutte le Eresie”.

Trofeo dell’antico “Palio delle Contrade Albanellesi          (XXI sec.) ( Incrocio Via Roma con via Sigliaturi)

A completare l’area del Cippo alle origini che si presenta recintato da un muro di pietre locali bucciardate, si legge ancora un piccolo “Trofeo” di pietra scolpita locale che ricorda i vincitori dell’antico “Palio delle Contrade Albanellesi” dell’anno 2011 quando ancora, con grande concorso e partecipazione di popolo, si celebrava nella fertile contrada di Matinella di Albanella.

Chiesa di San Matteo Apostolo (X sec.)                          (Piazza San Matteo)

Anche se la prima citazione ufficiale si trova nelle Rationes Decimarum dell’anno 1308-1310, la chiesa di San Matteo Apostolo di Albanella è certamente più antica e risale (fonte Piero Cantalupo : L’nsediamneto medioevale di Albanella) come la titolazione  fa chiaramente intuire al tempo ( X secolo) del molto probabile passaggio per Albanella della traslazione dalla chiesa cattedrale di Capaccio Vecchio verso Salerno  del  “Sacratissimo corpo del beato Matteo apostolo” e costituisce oggi, sul “Cammino di San Matteo” da Velia a Salerno una delle testimonianze storiche più antiche e solenni. La chiesa, oggetto nel tempo di molti restauri, molto probabilmente per adattarla ai nuovi canoni, subì la prima trasformazione dopo il Concilio di Trento (1543-1565) ma solo nella prima metà del settecento, come attestano documenti dell’epoca, la chiesa assunse, impostata sull’antico canone della navata,due per la chiesa di San Matteo di Albanella,con transetto rialzato ed abside ricoperta con cupola bizantineggiante, la forma attuale . La navata centrale molto più ampia di quella laterale porta su uno degli archi di riguardo un prezioso pulpito ligneo balconato del secolo scorso al quale si accede mediante una scaletta di legno. Ai lati del transetto, sulla destra, all’interno di una  nicchia troneggia una pregevole statua lignea di san Matteo,opera a memoria del popolo di Albanella, di artigiani napoletani. Sulla sinistra  invece rifulge nella sua luce celestiale la statua della miracolosa Madonna del Santo Rosario, cui,ancora nel secolo scorso, viva era a Lei dedicata una antica Confraternita.  Al centro dell’abside ad impreziosire il luogo si mostra solitario nella sua solennità uno stupendo polittico quadripartito di scuola rinascimentale napoletana rappresentante, sovrastata dalla Resurrezione di Cristo, una Madonna con Bambino dolcissima con lo sguardo rivolto verso terra che seduta in trono appoggia il piede sinistro sul globo terrestre e tiene ritto al seno il Bambino che sembra a sua volta incrociare a destra con lo sguardo del Battista mentre a sinistra Santa Caterina d’Antiochia con la croce e la palma del martirio nella mano destra sembra guardare invece verso lo spettatore. Il polittico titolato in latino“Ivsta Petenti Gratiosa svm”  ovvero “a chi giuste cose chiede io sono di grazie dispensatrice” dichiara ed esalta, nella genuina e schietta religiosità popolare ,quella che fu ed è una delle più alte ed invocate Virtù della Madre di Dio ovvero la sua provata e solenne “Maestà” di elargire grazie a chi cose giuste chiede!

Porta Pomerio (XIII sec.) (Via San Matteo)

Porta Pomerio detta così dal « Pomerio » che chiudeva dalla parte occidentale,era la porta principale del borgo,nella cui chiave di volta, ancora nell’anno 1781, scrive lo storico Lucido Di Stefano nel suo libro « Della Valle di Fasanella nella Lvacania » si poteva ancora  leggere in un « cartoccio di legno » la data  « A.D. jub.16 » ovvero  l’anno sedicesimo del Signore a contare dal primo giubileoindetto dal papa Bonifacio VIII e celebrato nell’anno 1300. Ai lati della porta in alto a sinistra sono ancora ben visibili le caditoie per la difesa della città.

Torre Antica (IX sec.) (Piazza San Matteo)

La torre costruita forse ancora prima del IX secolo dagli abitanti di Paestum,sebbene nei secoli, in particolare negli ultimi anni, abbia subito i più diversi rifacimenti e destinazioni d’uso, si presenta ancora al visitatore che l’ammira, imponente e possente nella sua monumentale base megalitica, lasciando silenziosamente intuire quale un giorno fu, a difesa del territorio della “Chora Pestana” la sua grande importanza strategica.

Torre Angioina (XI sec.) (ViaSan Matteo)

La torre nominata “Angioina” incorporata nel lato occidentale -meridionale dell’antico palazzo baronale di Albanella, di cui ancora oggi, ben visibile, rimane la possente base quadrangolare, risale probabilmente all’epoca normanna e fu certamente testimone dei tristi eventi della « Congiura di Capaccio » che vide l’imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia, diretto all’assalto vittorioso del castello di Capaccio, dove si erano asserragliati gli ultimi congiurati, passare per Albanella . …correva l’anno del Signore 1246,

Il Palazzo Baronale  (XI sec.) (Via San Matteo)

Una costruzione imponente risalente al XI sec. che pur rimaneggiato e ristrutturato più volte presenta ancora una ampia corte interna basolata in pietra locale e ben conservata. Se pure priva del pozzo solo qualche anno fa ancora visibile con il suo rialzo all’antica e carrucola, la corte impreziosita da un solenne scalone dominicale lascia ancora intravedere l’antica bellezza. Notevole la torre Angioina che ne costituisce ancora il lato meridionale e l’alto muro di cinta della corte rinforzato da due contrafforti costruiti con travertino di spoglio di epoca romana ancora ben visibili nei suoi arrotondamenti angolari.

Cappella del SS. Rosario (XVII sec.) (Vico I San Matteo)

Edificio ad una sola navata, già cappella, sede e colataio – cimitero dell’antica Confraternita del SS. Rosario, una delle più antiche del Cilento, oramai estinta  se non per l’uso di una cappella mortuoria che ancora dura nel cimitero di Albanella. Conservasulla fronte, raccolto in una cornice di pietra locale scolpita un bellissimo maiolicato vietrese datato anno1810 raffigurante la Madonna del Rosario con il Bambino tra San Domenico di Guzman e Santa Caterina da Siena con sotto due confratelli della stessa confraternita che incappucciati adorano inginocchiati la Madonna. Alcune pietre angolari del muro orientale, ancora ben visibili nel loro antico ornamento di piccoli fregi triangolari,dichiarano che nella costruzione della cappella vennero certamente riutilizzate delle pietre dell’antico convento dismesso dei Carmelitani di Albanella…correva l’anno del Signore 1652

Mvnicipio di Albanella (XX sec.) (Piazza Mvnicipio)

La costruzione direttamente ispirata ai canoni dell’architettura razionalista del periodo fascista si presenta ancora nella sua originale forma lineare, semplice ed austera. Nella parete meridionale della torre campanaria in alto insiste  a perenne memoria una iscrizione in marmo che gridando contro la vergogna delle « sanzioni economiche » cui la Società delle Nazioni condannò l’Italia,madre feconda e generosa di civiltà, che così recita: “18 novembre 1935- XIV “A ricordo dell’assedio perché resti documentata nei secoli l’enorme ingiustizia consumata contro l’Italia alla quale tanto deve la civiltà di tutti i continenti”…correva l’anno del Signore 1935.

Ex Convento dei Carmelitani oggi Asilo delle Suore Vocazioniste (XVI sec.) (Piazza Mvnicipio)

Il convento dei Padri Carmelitani di Albanella, in cui il 3 di marzo dell’anno del Signore 1584 finì « santamente » di vivere il venerato « fra Domenico da Casoria » fu soppresso con bolla pontificia da papa Innocenzo X nell’anno 1652 ,mentrela chiesa certamente era ancora in uso almeno nell’anno 1714 quando riportatanella sua relazione « ad limina » dal vescovo di Capacciomons. Francesco Paolo De Nicolai, viene fatta oggetto, perchè vi si possa continuare a celebrare, di alcune prescrizioni. Dopo di questa citazione la chiesa non sarà mai più nominata e quindi è da credere che la chiesa lentamente cadde in rovina tanto che come leggeremo poi in altretestimonianze, saràaddirittura destinato ad altro scopo … ricovero materiali per il comune ! Si tentò nell’anno 1829 di riattivare e ristrutturare la chiesa oramai in rovina, il progetto a frima dell’architetto Giovanni Rosalba è conservato presso l’Archivio Comunale di Albanella, ma non venne mai finanziato. Oggi di quella che doveva essere una delle più belle chiese di Albanellanon rimane a guardia che il maestoso portale in porfido rosso recante nella sua chiave di volta con la data del 1725, scolpito quello che probabilmente era un antico stemma vescovile ma che con il tempo e per una documentata e particolare forma di storica attrazione è diventato poi lo stemma civico del comune di Albanella.

La Croce Sanfedista  (XVIII sec.) (Piazza Mvnicipio)

La croce costituita da una colonna in pietra locale sormontata da un globo crucigero e che si trova lì dove una volta sorgeva l’ « Albero della Libertà » fu fatta erigere, a memoria perenne della avvenuta restaurazione borbonica, dal Cardinale Fabrizio Ruffo, comandante supremo delle truppe borboniche dopo la capitolazione della gloriosa quanto breve rivoluzione napoletana del 1799, cui molti patrioti albanellesi, come scrive Vincenzo Cuoco nel suo « Saggio Storico sulla Rivoluzione Napoletana el 1799 » parteciparono con un grande contributo di coraggio e abnegazione…una lapide affissa nel cuore del suo centro storico di Albanella ne tramanda ai posteri la memoria …correva nel bicentenario di quella Rivoluzione l’anno del Signore del 1999. Vicino alla Croce rigoglioso nella sua chioma argentea si può ammirare solenne con iscrizione  « L’Ulivo del Gemellaggio » dono dei fratelli greci di Thracomakedones (Grecia) messo a dimora nel giorno del giuramento a perenne memoria del gemellaggio…correva l’anno del Signore 1996

La Chiesa Metodista Wesleyana  (XX sec.)                        (Via Risorgimento)

La chiesa fondata in Albanella nell’anno del Signore 1906 fu aperta al culto nell’anno 1909 e fu costruita per iniziativa del convertito Antonio Inglese (quando “nomina sunt numina!) che facendo colletta in America fra gliemigranti albanellesi convertiti a questa nuova religione ne raccolse la somma necessaria. Unica nel suo austero stile neogotico è ancora oggi aperta al cultodomenicale. Il suo aereo, bel campanile a vela chiude una facciata austera che nella parte superiore presenta una lunga cremagliera a triglifi a disegnare forse un antico timpano greco. Il grande “rosone” centrale, aperto sulla chiesa a dare luce divina all’assemblea dei fedeli si dichiara apertamente alla preghiera per la evangelica scritta, che recitando “Venite adoriamo Iddio” invita il pellegrino errante ad entrare!

Monumento ai Caduti (XX sec.) (Piazza G. Garibaldi)

Il monumento fu costruito nel IV anno dell’era fascista, per iniziativa della « Società Operaia Albanellese » di Boston (USA) e ricorda i caduti della prima e della seconda guerra mondiale. Eretto alla misura di un antico obelisco il monumento porta in cima un globo, rappresentante il mondo su cui si erge in dinamica posizionein avanti una bellissima statua di bronzo raffigurante la «Vittoria Alata » che alla gloria « di chi per la patria muore » reca nella mano destra una corona di alloro e nella sinistra un dardo a monito perenne che « sol pugnando si vince »…erano gli anni del fascismo e correva l’anno del Signore 1926.

Palazzo Albini-Pinto (XVII sec.) (Piazza G.Garibaldi)

Edificio del XVII recentemente restaurato si compone di una pianta di casa romana con ampia corte interna e pozzo centrale. La struttura possente e di notevole dimensione si pregia di una cappella patrizia annessa, dedicata alla Concezione di Maria Santissima. Ai quattro angoli a guardia del palazzo ancora ben visibili si vedono due antiche saettere, teatro, come la memoria di Albanella tramanda, di scontri tra i patrioti della rivoluzione napoletana del 1799 che lì si erano arroccati e le truppe sanfediste fedeli al re borbone. Sulla facciata una lapide affissa dal municipio di Albanella ricorda la visita di Sant’Alfonso Maria Dei Liguori alla famiglia Albini ed alla parrocchia di San Matteo Apostolo di Albanella… era di primavera e correva l’anno del Signore 1770.

Cappella Albini dedicata alla Santissima Concezione di Maria (XVIII sec.) (Via G.Garibaldi)

Fondata con diritto di prelazione gentilizia si presenta con dal rev. sacerdote don Giovanni Albini ed intitolata alla SS. Concezione di Maria, la cappella è formata di un’unica navata con un altare rialzatoe conserva al suo interno alcune tele ascrivibili alla scuola napoletana del grande pittore napoletano Francesco Solimena e forse del nostro stesso grande pittore cilentano Paolo de Matteis. Tra queste notevole la bellissima tela della «Crocifissione » e quella in particolare a destra entrando della « Madonna con Bambino »  fra i santi ( la scelta dei due santi non fu casuale : essi infatti portano il nome del fratello e del nipote del sacerdote fondatore !) Giuseppe e Vincenzo Ferrerche con l’indice alzato, rivolto allo spettatore, sembra indicargli il cammino verso Dio, risolto chiaramente nel monimento dell’iscrizione del libro che egli regge in mano e recita : «  Timete Devm et date illi honorem quia venit hora judicivs eivs «  ( Temete Dio e dategli gloria, poichè è giunta l’ora del suo giudizio)…correva l’anno del Signore 1742

Palazzo Albini-Morra (XIX sec.) ( Via G.Marconi)

Compatto e possente nella sua austera architettura geometrica si presenta con grande portale accompagnato ai lati da due eleganti finestrine. Fucostruitoagli inizi dell’ottocento dal nobiluomo Giuseppe Albini, come ben dichiarano le due lettere di ferro scolpito, inserite nella balaustra del secondo piano inseguendo per lo scalone d’accesso ai piani lontane ascendenze vanvitelliane. Lo scalone infatti composto da due leggereali montanti sale verso i piani superiori in misura così solenne e maestosa da far ricordare la vicina Real Casina di Caccia di Persano. Anche la corte,con pozzo centrale e frantoio padronale annesso, basolata in pietra locale con cura di « re » sembra voler evocare quella antica, reale grandezza.Oggi èun elegante e frequentato Bed &Breakfast.

Palazzo Galardo-Rizzo-Capozzoli (XVIII sec.)                  (Via Roma)

Il palazzo rimaneggiato ed ingrandito più volte con aggiunta di nuove strutture orientato su un asse est-ovest dichiara la sua parte più antica, quella occidentale. Edificato prevalentamente seguendo una pianta longitudinale conserva ancora diversi, pregevoliportali in pietra locale, il più antico nella chiave di volta porta scolpito l’anno del Signore1725, anno in cui venne iniziata e conclusa la parte più antica del palazzo . Sempre nella parte più antica lungo la sua facciata si possono ancora notare resti di antiche decorazioni barocche. Notevole lo scalone centrale con corte basolata in pietra locale e pozzo « a latere » con annesso frantoio padronale. Tramanda la memoria di Albanella e la storia conferma che questo palazzo, teatro del tragico epilogo della rivoluzione napoletana ad Albanella, fu dai « regnicoli » sanfedisti assalito, incendiato ed espugnato riducendo in prigione tutti patrioti che lì si erano asserragliati tra questi il capo giacobino Ferdinando Galardo e l’eroico capitano della rivoluzione Francesco Albini…correva l’anno del Signore 1799.

Palazzo Spinelli (XIX sec.) (Piazzetta Unità d’Italia)

Il palazzo che oggi si presenta ben curato nelle sue severe linee architettoniche  ottocentesche, in rovina da anni, fu acquistato,negli anni novanta del secolo novecento, dagli ultimi eredi Spinelli,dal comune di Albanella per farne pubblico interesse ed infatti recentemente ristrutturato e restaurato è diventato oltre che il luogo dove si celebrano i “Consigli Comunali” e la sede della Biblioteca Comunale “Nicola Vernieri” anche la sede della stessa associazione culturale “Opera Nicola Vernieri”.  Il palazzo che, come dichiara l’anno scolpito nella chiave di volta dell’imponente, molto ben conservato portale, fu costruito, da cui il nome, dalla famiglia Spinelli, una famiglia agiata e di dichiarata fede italiana. Il palazzo si sviluppa su tre piani con un sottotetto abitabile e si presenta nelle modanature della facciata signorile e di aspetto compatto ben curato. Una lapide affissa nella ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia ne orna, a perenne memoria della grande fede italiana di Albanella, il lato destro. Notevole, nella basolatura fatta di pietre locali, il piccolo slargo davanti, che intitolato all’Unità d’Italia, mostra una bella fontana in pietra scolpita e sul latosinistro un pozzo con con vera, carrucola e copertura dirialzo, costruito alla maniera antica!

Palazzo Palmieri   (XVIII sec.) (Via dei Fossi)

Costruito nei primi anni del ‘700 per volere di Fortunato Anzisi,notaio in Albanella, fu ceduto poi alla famiglia Palmieri da cui oggi prende il nome. Diruto oramai da anni disabitato conserva ancora nella sua fronte orientale una maestosa mole aggettante che murata su due ordini di arcate gli consegna ancora oggi un aspetto imponente e maestoso. Della antica nobiltà di un tempo rimane ancora con il potente portone scolpito in pietra locale l’ampia scalinata dominicale e il salone di rappresentanza del palazzo nella cui parte alta, ancora fino a qualche anno fa, si poteva ammirare una lunga fascia decorativa di elementi fitomorfici tipici della pittura parietale del Settecento… narra la memoria di Albanella e la storia conferma chequi, in questo palazzo, ebbe sede la setta segreta della “Vendita Carbonara” di Albanella,nominata dei “Lucani Risorti” che durante i “Moti dell’anno 1820- 1821” si distinse per il coraggio del suo capo il medico fisico Pasquale Anzisi di Albanella che deputato della rivoluzionaria “Repubblica Lucana Occidentale, non mancò, nella “Gran Dieta” di Salerno del 31 luglio1820, di reclamare a rischio della vita al re Ferdinando IV diventato I dopo il congresso di Vienna del 1815, la concessione della “Costituzione”!

Piazza Thracomakedones (XXsec.) ( In opera!)               (Piazza Thracomakedones)

La piazza intitolata alla città di Thracomakedones in Grecia con la quale il comune di Albanella si gemellò nell’anno 1996 è una vasta ed ampia piazza divisa dalla strada provinciale da un lungo muro di cemento. E attualmente sede del “Comando dei Vigili Urbani” e sede della “Guardia Medica” nonché frequentato ed attrezzato “Parco Giochi” per bambini. Negli anni duemila l’amministrazione comunale di Albaella, a ricordo di quel gemellaggio, fece, tema il “Mito degli Argonauti”  affiggere lungo il murodi meridione una serie di 17 terrecotte, opera dello scultore fiorentino Leonardo Scarfò.L’ingiuria del tempo e l’intenzione della amministrazione di conservarle e di tramandarle alle generazioni presenti e future, ha fatto sì che recentemente il muro è stato fatto oggetto di un intervento di restauro  che ha restituito all’opera ed alla piazza stessa una nuova e più coerente immagine. Il muro è stato ripulito e nella sua parte centrale è stata disegnata con una modanatura di mattoni una forma di antico tempio greco dal fondo azzurro a significare il mare quale luogo di incontro tra i popoli e con in testa ed ai due lati quattro iscrizioni: la prima a dichiarare in alto la titolazione della piazza, la seconda, per un passo del lungimirante “Giuramento di Alessandro Magno” a significare il senso profondo del “Gemellaggio” e la terza e la quarta specularmente poste ai due lati del tempio, una in greco e l’altra in italiano, a ricordare per sempre, per un passo dell’antico viaggiatore Strabone, il lontano “Mito degli Argonauti” da cui tutto cominciò!

Largo degli antichi mestieri (XXI sec.) (Proposta!)  (Largo degli Antichi Mestieri)

ALBANELLA …..EXTRA MOENIA

Santuario di Santa Sofia (XVII sec.)                                  (Piazza Santuario di S.Sofia)

La chiesa, eretta per decreto vescovile a santuario diocesano volto alla cura ed alla formazione della famiglia nell’anno del Signore 2009 dal vescovo di Vallo della Lucania mons. Rocco Favale è dedicata alla patrona di Albanella Santa Sofia e si presenta impostata per tre navate con transetto rialzato e cupola bizantineggiante. La troviamo citata per la prima volta in una relazione “ad limina” del giugno del 1687. Un luogo sacro, caro agli albanellesi, ricco di testimonianze devozionali e di tante preziose lignee statue di santi,tra tutte la artigianale fattura albanellese della così nominata “Sofia Zeca Zeca”. Ornata nella parte del transetto per un moderno mosaico rappresentante a sinistra San Matteo Apostolo ed a destra il Battesimo di Gesù si pregia in una nicchia di misura neogotica in alto sull’altare maggiore di una antica statua di Santa Sofia, in veste di vedova che con le tre figlie di Fede, Speranza e Carità da sempre protegge dall’alto della sua taumaturgica benevolenza il popolo di Albanella…notevole la “Mano Acquasantiere” posta sul lato sinistro della chiesa vicino all’entrata perché raro se non unico esempio di scultura locale albanellese. Balconato sull’ingresso il coro con l’organo che chiude un imponente portale di misura geometrica in pietra locale. Fresco, per essere sempre nelle febbri d’estate toccato da una brezza leggera, il porticato tripartito che avanza la facciata si fa luogo privilegiato ai tanti albanellesi che volendo fuggire il caldo qui vengono al riparo. Notevole e possente nella sua struttura il campanile in mattoni rossi che già ricco di quattro campane è stato ultimamente impreziosito di ulteriori tre possenti campane, narra la memoria di Albanella che fu costruito con il concorso generoso di tutti gli albanellesi che insieme agli altri comuni del circondario in particolare quello del comune di Sacco si fecero carico delle spese e fu inaugurato dall’allora vescovo della diocesi di Vallo della Lucania mons. Domenico Savarese, proprio nel giorno del 14 maggio 1955, alla vigilia della festa di Santa Sofia. Prezioso ed assolutamente unico è il panorama che spaziando a tutto tondo del santuario con l’azzurra mole dei monti Alburni ad oriente ci regala a meridione con l’azzurro mare di Paestum e l’austera chiesa cattedrale della Madonna del Granatola vecchia città di Capaccioe le rovine dell’anticocastello di Federico II di Svevia,che dall’alto delle sue torri dirute sembra ancora oggi contro i suoi lontani congiurati “alle genti svelare di che lagrime grondi e di che sangue” il potere! E ancora poi a  settentrione continuando ci sorprende la bella vista della antica “Reale Casina di Caccia di Persano” che ancora risuona dell’eco lontana dei re Borboni che qui, nelle uggiose giornate autunnali, venivano a “villeggiare” per cacciare con l’irto cinghiale la volpe luciferina e ancora, prima fra tutte le città d’occidente, la gloria d’Ippocrate, la opulenta città di Salernoche dolcemente aprendosi ci richiama alla bella vista della divina costiera di Amalfi fono a perdersi e non molto lontano nell’azzurro mare profondo della meravigliosa quanto misteriosa isola di Capri ed oltre!

La Fabbrica della Cappella dell’Apocalisse
dedicata San Giovanni Evangelista (XX sec.)                (Via Santo Janni)

La Fabbrica della Cappella dell’Apocalisse dedicata a San Giovanni Evangelista  consacrata con cerimonia ufficiale dal Vicario Generale della Diocesi di Vallo della Lucania, il giorno  17 maggio del 2107 è cappella di giuspatronato privato. Si trova fuori dalle mura di Albanella ad un miglio verso oriente e, con la bella vista del seno di Paestvm,della costiera d’Amalfi e dell’isola di Capri,è la memoria religiosa di una antica chiesa scomparsa del pago di Santo Janni, che lo storico del settecento Lucido Di Stefano, nel suo “Discorso IV su Albanella” così segnala: “Distante da Albanella ad un miglio verso oriente in luogo piano, si vedono le rovine dell’edifizj del Pago detto San Giovanni, barbaramente nominato Santo Ianni, della sua Chiesae Campanile”. Edificata nel secolo scorso, secondo i nudi canoni dello stile romanico non manca, ad onore della sua titolazione e del gemellaggio di Albanella con la città greca di Thracomakedones di richiamare  qualche lontana ascendenza orientale. Ispirata nella sua misura spirituale al dogma della Santissima Trinità la fabbrica della cappella consta di tre corpi: il primo ed il più importante è il “Luogo del Padre” ovvero la Cappella, dove il Padre amministra i suoi comandamenti, il secondo è il “Luogo del Figlio” ovvero il “Battistero”, dove il Figlio per l’acqua salva l’umanità dal peccato originale, il terzo invece è il “Luogo dello Spirito Santo,ovvero l'”Arco Santo”, dove per lo Spirito Santo ci viene il dono benefico della Fede. La Cappella, orientata, come voleva l’antica simbologia paleocristiana est-ovest, si mostra nella fronte in forma di universale abbraccio, austera e compatta. La sua possente misura antica, scorsa a dritta dalla mozza torre di piatto ed a manca per un alto campanile cieco si costituisce per un monumentale portale in pietra locale reimpiegato, il cui l’architrave porta scolpita la data 1852 e reca sopra ad arte un’iscrizione a richiamare il viandante ache passa d entrare ed a chiedere a San Giovanni che fu prima apostolo ed evangelista e poi profeta i suoi doni. Due simmetriche monofore di vetri azzurri fregiano, a richiamo solenne del cielo, il centro della fronte dando luce alla Cappella . L’abside “Magna”  che per prima guadagna alla Cappella la luce del giorno, in alto nel suo centro rotondo,si apre, a monito imperituro, dell’occhio onnipotente di Dio. Una ferrea croce raggiata invettandosi in alto a lontano richiamo di pellegrini,solitaria slancia la cappella verso il cielo più azzurro. L’interno a pianta rettangolare con un’unica navata centrale e abside rialzata con altare pre-conciliare mostra un pavimento di cotto rosso con al centro il “Cenotafio” del poeta greco Costantinos Kavafis, su cui tratta da sua famosa poesia si legge l’iscrizione“A te per quanto sta in te” . La parete di settentrione affrescata dalla potente mano del Maestro della Cappella dell’Apocalisse, si orna, recentemente restaurata, della michelangiolesca “Visione di San Giovanni” mentre quella di occidente, realizzata a doppia mano con Maestro Marco De Sio,  rappresenta, nel rispetto dell’antico canone medioevale, la “Donazione della Cappella al Santo”.  Copre di opera recente del Maestro della Cappella dell’Apocalisse l’interno dell’abside una preziosa e solenne scena che tratta dall’Apocalisse con potein magistero di sanguigna,nti angioli ammonitori,narra degli iorni a venire. In alto,solitario ideale tenzone d’artista sulla parete di mezzogiorno, si possono in un unico sguardo ammirare due tavole dipinte,opere originali l’una del Maestro Marco De Sio  rappresentante  “San Giovanni Giovane”, l’altra del Maestro della Cappella dell’Apocalisse rappresentante “San Giovanni Vecchio”, entrambi con il libro dell’ l’Apocalisse tra le mani!            Solenni nella purezza di disegno sono,in magistero di sanguigna, le quattordici auree tavole della “Via Crvcis”. Opera in voto d’eternità del Maestro della Cappella dell’Apocalisse. Alcune iscrizioni e lapidi con l’origine della cappella tramandano momenti della storia della cappella in particolare quella di settentrione che narrando della Traslazione (Translatio) delle ossa del beatissimo corpo di San Matteo Apostolo, da Elea verso Salerno, passando per Albanella, rese questi luoghi santi e con essi il luogo di questa  Cappella!

P.S.  Agli Albanellesi che leggerranno , in atto di doverosa memoria mi pregio in attenzione ed umile devozione di ricordare che nella Cappella sono conservati e custoditi alcuni banchi in legno di castagno,che, sottratti alla furia del terremoto del 1980 e divenuti dono generoso del parroco don Alessandro Albanese alla Cappella, sono la memoria religiosa di quella lontana pietà popolare di Albanella, che credendo ascoltò i nostri Padri in ginocchio pregare, onorando Dio !

Chiesa di San Gennaro Martire di Matinella di Albanella   (XX sec.)  (Piazza Sant’Anna)

Dopo che nel 2016 il 14 di ottobre con cerimonia solenne e grande concorso di popolo e è stata da Sua Eccellenza mons. Ciro Miniero Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania consacrata ed aperta al culto la nuova e più moderna ed ampia Chiesa di San Gennaro Martire, la vecchia chiesa che sorge all’incrocio delle due strade provinciale e che custodiva all’interno la miracolosa statua di Sant’Anna, santa molto venerata in tutta la piana del Sele e patrona di Matinella che si festeggia ogni anno il 26 di luglio …. a ricordo vivo di alcuni anziani “matinellesi” risalirebbe agli anni trenta, quando, Matinella in forza delle prime bonifiche agrarie avviate dal fascismo prendeva a crescere e la piccola edicola dedicata a Sant’Anna più non bastava … tanto che avvenne per iniziativa di un gruppo di cittadini devoti si organizzò quella che poi sarebbe divenatata la “questua” per la costruzione della chiesa di Matinella.  Tutti parteciparono braccianti ed agricoltori del luogo ma anche molte famiglie che qui,nella piana,  cominciavano a trasferirsi dall’interno e la chiesa in poco tempo venne eretta e fu intitolata a San Gennaro Martire a gratitudine e ricordo del nome di colui che donò il terreno per costruire la chiesa. La chiesa negli anni è stata poi oggetto di diverse ristrutturazione, ancora negli anni cinquanta, ma non ne hanno però modificato l’impianto originario che rimane elevato ad una sola navata con abside rialzata e campanile affiancato,rialzato negli ultimi tempi da uno svettante, aereo “zucchetto” che ricorda l’antica misura a vela dela prima architettura cristiana. Anche l’arco aperto che oggi spazioso orna ed  si affianca dalla parte di dritta alla chiesa e nella cui chiave di volta troneggia lo stemma di Albanella è una struttura recente voluta ed eretta nell’anno 1999 dall’amministrazione comunale di Albanella.

Chiesa di San Giuseppe Lavoratore di San Cesareo di Albanella  (XX sec.) (Piazza S.Giuseppe Lavoratore)

La chiesa finanziata con i fondi messi a disposizione dalle leggi così dette della “Riforma Agraria” venne eretta tra il 1957 il 1958 e si presenta lineare e solenne nei suoi canonici lineamenti semplici di una chiesa rurale. Divenuta presto titolare di Par­rocchia fuconsacrata ed aperta al culto con una cerimonia solenne celebrata da Sua Eccellenza Mons. Biagio D’Agostino Vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania e per un lungimirante plebiscito popo­lare voluto dal parroco di allora don Luigi Trifirò, la chiesa venne dedicata a San Giuseppe Lavoratore, perché come scrivono gli autori della bella ed interessante pubblicazione “San Cesario è piccirillo” “molto allora era sentito il senso del lavoro”.

 

Il Mulino del Marchese  (XVI  sec.) (Via Bosco )

Situato nella località Piano Pagano di Bosco di Albanella, fu fatto costruire nel secolo cinquecento dal marchese Giovan Francesco Sanseverino che allora possedeva il feudo di Albanella e funzionava con l’energia dell’acqua del torrente Malnome. Il mulino, acquistato nell’anno 1922 da Pietro Giardullo che lo rilevò da Ferdinando Maresca perla somma allora di quarantamila lire è ancora oggi di proprietà della famiglia Giardullo che diventati apprezzati maestri molinari, con i necessari ammodernamenti, lo fanno ancora vivere. Ed anche se oggi il mulino gira per l’energia elettrica pure conserva, a perenne memoria dei secoli passati, il suo cuore antico ovvero quella pesante “Macina di pietra”che una volta all’impeto dell’acquapiovana che veniva dal torrente Corno, barbaramente detto Malnome, portata al mulino girava veloce e leggera alla gioia dell’avviso della “tofa” (l’antico corno) che richiamava lesto i contadini alla molitura e… i muli ed gli asini carichi di grano erano allora, vinta la fame,la gioia perfetta dei nostri padri! Possente ed ancora ben visibili lungo il cammino che dal mulino portava al colmo della “Palata” di Pian del Carpine sono gli archi adduttori montanti di diversa altezza che correndo a pendenza controllata portava l’acqua del torrente Corno, barbaramente detto Malnome, verso il culmine dell’inghiottitoio del mulino, dove poi per la potenza della caduta con forza si azionava la grande ruota della macina che andava, andava fino alla prossima pioggia. Notevole ed ancora ben visibile l’ultimo tratto del cammino degli archi adduttoriprimo dell’inghiottitoio che raggiungendo nell’arcata finale l’altezza di otto metri mostra la misura reale di quella che certamente fu una delle più grandi ed importanti realizzazione della antica civiltà contadina di Albanella.

Le Rovine del Pago di Santo Janni  (XIII sec.)             (Località Santo Janni)

Scrive lo storico Lucido di Stefano nel suo “discorso di IV Capaccio”:distante da Albanella un miglio verso oriente in luogo piano si vedono le rovine dell’edifizi del Pago detto San Giovanni, barbaramente nominato Santo Janni, della sua chiesa e campanile”.

Le Rovine del Pago di Monte di Palma (XV sec.) (Località Monte di Palma)

Scrive lo storico Lucido di Stefano nel suo “discorso di IV Capaccio“poco distante da questo Vico o Pago di San Chirico si vedono le rovine degli edifizi di Monte di Palma (barbaramente nominato dagli albanellesi Albanella Vecchia) della sua chiesa  e campanile. Questo Monte di Palma si vantano i Rocchesi di averloessoloro co’ Capaccesi destrutto…ma io, come ho detto,credo essere stato da detto esercito ( di Federico II di Svevia) rovinato”.

Oasi del WWF di Bosco Camerine (XX sec.)                (Località Boco Camerine)

L’Oasi estesa per oltre 100 ettari è per lo più composta di macchia mediterranea spontanea con tratti di alberi ad alto fusto come querce, roverelle e lecci. Ha sentieri tabellati sotto l’alta egida del WWF ed è oasi del WWF- Italia. L’Oasi rifugio nei secoli bui della guerra iconoclasta dei monaci basiliani che per primi portarono ad Albanella il culto di Santa Sofia, oggi con San Matteo Apostolo patrona del comune, è ancora un luogo di mistero e di leggende che tramandate di padre in figlio narrano di  favolosi tesori che i briganti borbonici che fuggendodall’esercito piemontese, avrebbero seppellito in questo bosco… tesori che gli albanellesi ancora cercano! Un’altra leggenda questa volta unita alla bellezza della fauna e della flora tipica della macchia mediterranea, vuole ed esiste nell’Oasi con un “Pozzo di Santa Sofia” un luogo denominato “Area di Santa Sofia” dove la Santa in fuga dai soldatiromani sia stata accolta e protetta dal popolo di Albanella, al quale la Santa grata gli abbia fatto donodi una bellissima, selvatica rosa bianca che detta poi di Santa Sofia possedeva il potere di donare l’eterna giovinezza a… chi raccogliendone i petali, nella notte della vigilia della sua festa, li avesse messi a macerare ed il giorno dopo nella sua festa, che si celebra ad Albanella ogni anno il 15 di maggio, se fosse con devozione lavato il viso …comandamento che solo alcuni anni fa era tradizione e pietà osservare tra tutte le fanciulle di Albanella.

Parco della Giunta del fiume Sele e Calore (Proposta! ) (Località San Cesareo di Albanella)

Un luogo ancora incontaminato dove ancora sovrane governano le verdi voci delle acque del Calore e del Sele, che qui nell’agro di Albanella, amandosi di un amore antico e profondo si congiungono rendendo fertile da sempre la nostra amatissima terra!